Tasse Impresa Familiare: Guida Completa

Puoi guardare il video su YouTube cliccando su questo link:

👉 https://youtu.be/_6UUP0RmOA0

 

Vuoi sapere che tasse paga un’impresa familiare? 

In questo articolo te lo spiegherò con un linguaggio molto semplice. 

Scoprirai come un’impresa familiare può ridurre la pressione fiscale dal 48% al 43%, risparmiando oltre 3.000 euro all’anno in tasse. 

Ma attenzione, non è tutto oro quello che luccica. 

L’impresa familiare potrebbe non essere la soluzione migliore per te.

A volte una Sas o addirittura una Srl potrebbe essere la scelta giusta. 

Quindi se hai un’impresa familiare o stai pensando di aprirne una mettiti comodo e leggi attentamente questo articolo.

E quindi vediamo ora come si calcolano le tasse della impresa familiare.

Prima di tutto precisiamo una cosa: l’impresa familiare è in realtà, a tutti gli effetti, una ditta individuale ma con dei familiari che ci lavorano dentro, e i familiari possono essere moglie o marito, genitori e nonni, figli e nipoti, generi, nuore e suoceri.

Fatta questa premessa entriamo nel vivo e vediamo quali sono le tasse che paga l’impresa familiare. 

Di fatto, essendo l’impresa familiare una ditta individuale, le tasse che paga sono le stesse della ditta individuale. A tal proposito ho fatto uno specifico video sulle tasse della ditta individuale, a cui ti rimando.

Qui ti faccio solo un rapido riassunto.

Punto 1: Quali sono le tasse che paga la ditta individuale?

INPS e IRPEF. La ditta individuale paga queste due tasse.

Punto 2: Su cosa si pagano queste tasse? 

Sull’utile, ovvero sul fatturato meno i costi, quindi una parte di quello che guadagni la devi girare allo Stato.

Punto 3: E qual è la percentuale da pagare sul tuo utile?

Per l’INPS è circa il 25%, mentre per l’IRPEF invece è un po’ più complesso perché ci sono delle percentuali variabili a seconda del tuo reddito, che vanno da un minimo del 23% a un massimo del 43%, più qualche punto percentuale per le addizionali regionali e comunali. 

Punto 4: Vediamo le complicazioni delle basi di calcolo. 

La base di calcolo non è esattamente l’utile ma, sia per IRPEF che per INPS, alcuni costi non si scaricano, e quindi hai dei costi che sostieni ma lo Stato non te li riconosce o non te li riconosce al 100%, che quindi ti alzano l’utile, la base di calcolo su cui vai ad applicare le percentuali delle tasse, e dall’altro lato (più rari) ci sono alcuni ricavi che non si tassano, quindi non tutte le tue entrate entrano nell’utile, perché ci sono alcune di queste che possono essere esenti. 

Quindi l’utile della tua azienda non è esattamente la base di calcolo, perché bisogna sommare i costi che non si scaricano e togliere le entrate (il fatturato) che non si tassa. 

Un’altra particolarità che ha solo l’INPS è che esiste una base di calcolo minima pari a circa 17.500 euro, e un tetto massimo che può essere 87.000 o 113.500 a seconda di quanta anzianità contributiva hai. Invece una particolarità dell’IRPEF, sempre sulla base di calcolo, è che entra in gioco la sfera personale. 

Significa che si tassano anche altri eventuali redditi personali e, allo stesso tempo, si scaricano alcune spese personali, tra cui rientra l’INPS. 

Questa è una veloce panoramica, sono andato molto rapido, perché tutte queste cose le ho spiegate nel dettaglio nel video sulle tasse della ditta individuale a cui ti rimando. 

Noi invece in questo video ci concentriamo sulle differenze di tassazione tra una ditta individuale e un’impresa invece familiare. 

Quali sono le differenze di tasse? 

Nell’impresa individuale le tasse le paga tutte l’imprenditore, mentre invece all’interno dell’impresa familiare le tasse vengono ripartite tra l’imprenditore e i collaboratori familiari. 

In che modo vengono ripartite? 

In teoria sulla base del contributo lavorativo di ciascun familiare, e quindi dell’apporto lavorativo di ciascun familiare, ma di fatto si sceglie in base alla convenienza fiscale quanto reddito attribuire a ciascuno in dichiarazione dei redditi. 

Attenzione però che ci sono dei limiti di ripartizione. 

Non posso ripartire come mi pare i redditi tra imprenditore e familiari, ma l’imprenditore deve avere sempre minimo il 51% del reddito, e i collaboratori quindi ripartiscono tra di loro al massimo il 49% del reddito. 

Facciamo un esempio di ripartizione. 

Il reddito dell’impresa familiare è di 100.000 euro. 

La decisione di ripartizione è il 60% all’imprenditore e il 40% al collaboratore familiare, e in questo caso specifico abbiamo un solo collaboratore familiare.

Quindi il reddito in dichiarazione dei redditi personale per l’imprenditore sarà 60.000 euro, invece nella dichiarazione dei redditi personale del collaboratore finiranno 40.000, e ciascuno pagherà le sue tasse INPS e IRPEF sul proprio reddito. 

Quali sono quindi gli effetti di questa ripartizione sulla tassazione?

Ok, abbiamo ripartito il reddito, ma in soldoni, quanto guadagniamo, sempre che ci sia un guadagno?

Il reddito attribuito al familiare finirà nella sua dichiarazione e sarà lui a pagare INPS e IRPEF, quindi quello che non paga l’imprenditore lo paga il collaboratore familiare. 

Se ci fermassimo a questo ragionamento quale sarebbe il vantaggio dell’impresa familiare se non paga uno e paga l’altro? 

In realtà probabilmente gli scaglioni IRPEF del collaboratore sono più bassi. 

Vediamo nel dettaglio gli effetti per INPS e IRPEF.

Allora per l’INPS la percentuale è costante ed è circa intorno al 25%, quindi l’INPS viene spostata tale e quale. 

Attenzione però ai minimali, perché di fatto qua con l’INPS si rischia di pagare di più se al singolo collaboratore viene attribuito un reddito inferiore ai 17.500 euro, in quanto il collaboratore paga sempre almeno su quel minimale (appunto di 17.500), mentre l’imprenditore risparmia solo sul reddito attribuito. 

Facciamo un esempio.

Attribuisco al collaboratore 10.000 euro di reddito. 

L’imprenditore risparmia l’INPS su 10.000 euro, quindi risparmia circa 2.500 euro.

Il collaboratore invece non paga l’INPS sui 10.000 euro che gli ha attribuito l’imprenditore ma sul minimale di 17.500 euro, quindi paga circa 4.200 euro. 

L’imprenditore risparmia 2.500 euro, ma il collaboratore ne paga 4.200, quindi non è stata una scelta conveniente.

Quindi attenzione sempre ad attribuire il minimale INPS di 17.500. 

Quindi dopo aver visto l’effetto INPS che è neutro o se non si sta attenti addirittura dannoso, perché rischi di pagare di più, vediamo l’effetto IRPEF che, se gestito bene, consente di risparmiare. 

Abbiamo detto che le percentuali sono crescenti al crescere del reddito. 

Passano da un minimo del 23% a un massimo del 43%. 

Vediamo velocemente quali sono questi scaglioni di reddito:

  • da 0 a 15.000 euro si paga il 23%;
  • dai 15.000 ai 28.000 euro si paga il 25%;
  • dai 28.000 ai 50.000 si paga il 35%;
  • oltre i 50.000 euro si paga il 43%. 

Quindi se attribuisco il reddito al collaboratore familiare finisce in uno scaglione più basso e quindi si pagano meno tasse. 

Facciamo un esempio.

Reddito impresa familiare: 60.000 euro.

Ripartizione dei redditi: 32.000 euro all’imprenditore e 28.000 euro al collaboratore. 

Come vedete la ripartizione deve rispettare la regola che l’imprenditore abbia almeno il 51%, e nel nostro caso ha 32.000 euro su 60.000 totali, che è oltre il 51%. 

Quindi i 28.000 euro del collaboratore non pagano il 35%-43% che avrebbe pagato l’imprenditore, ma pagano il 23%-25% con un bel risparmio di tasse. 

Quindi vado a spostare il reddito di fascia alta che tolgo dall’imprenditore, e lo metto al collaboratore in una fascia bassa. 

E il risparmio dell’impresa familiare dipende proprio da questo concetto: togliere redditi tassati tanto per metterli in una fascia dove sono tassati meno. 

Vediamo adesso un esempio di tasse per l’impresa familiare. 

Poniamo di avere un reddito d’impresa di 70.000 euro.

Se fosse un’impresa individuale, il 100% del reddito finirebbe nella dichiarazione dell’imprenditore e quindi dovrebbe pagarci sopra l’INPS.

Per l’INPS la base di calcolo è 70.000 quindi l’INPS sarebbe 16.978 euro.

Anche per l’IRPEF la base di calcolo è 70.000 euro, però meno l’INPS di 16.978.

Se ti ricordi ho detto nell’introduzione del video che l’INPS viene considerato come costo personale scaricabile dal reddito personale, quindi l’IRPEF che considera anche i costi personali non si paga sul reddito dell’impresa, ma sul reddito dell’impresa meno l’INPS, e quindi abbiamo la base di calcolo IRPEF che non è 70.000 euro ma 53.022 euro. 

Quindi abbiamo da pagare circa 16.759 euro di IRPEF e addizionali comunali e regionali.

In totale sono 33.737 euro, con una pressione fiscale del 48,2%.

Quindi, in questo specifico caso, una ditta individuale con un reddito di 70.000 euro, ha una pressione fiscale del 48,2%.

Vediamo adesso lo stesso esempio, con lo stesso reddito, però questa volta all’interno di un’impresa familiare.

Per la ripartizione del reddito decidiamo di dare il 51% all’imprenditore, e quindi sui 70.000 di reddito sono 35.700 euro, e invece il restante 49% dei 70.000 finiscono nella dichiarazione del collaboratore familiare, corrispondenti quindi a 34.300 euro.

Vediamo adesso le tasse che si pagano. 

Partiamo dall’imprenditore.

La base di calcolo è appunto 35.700 e si paga 8.568 euro di INPS.

Per l’IRPEF invece la base di calcolo è sempre 35.700 euro, però meno appunto l’INPS di 8.568 euro, e quindi la base di calcolo netta IRPEF è 27.132 euro. 

Questo comporta che bisogna pagare 7.026 euro di IRPEF e addizionali locali (regionali e comunali). 

Quindi in totale l’imprenditore paga 15.594 euro. 

Passiamo adesso alla dichiarazione dei redditi del collaboratore.

Anche lui pagherà l’INPS, e la base di calcolo è la parte di reddito che gli è stata attribuita, ovvero il 49%, pari a 34.300 euro, su cui dovrà pagare 8.232 euro di INPS.

Invece la base di calcolo IRPEF è 34.300 euro meno l’INPS di 8.232 euro, uguale a una base di calcolo netto di 26.068 euro, che corrisponde a dover pagare 6.738 euro di IRPEF e addizionali locali. 

Quindi in totale il collaboratore paga 14.970 euro.

Se tiriamo le somme il totale di tasse pagate dal collaboratore e dall’imprenditore è pari a 30.564 euro, con una pressione fiscale del 43,7%.

Quindi il risparmio fiscale è stato di 3.173 euro, pari a una percentuale del 4,5%. 

Non sono certamente cifre esagerate di risparmio ma non sono neanche da buttare via.

Quindi se hai la possibilità di fare un’impresa familiare perché hai un collaboratore, potrebbe convenirti come struttura l’impresa familiare, perché quantomeno ti fa risparmiare 3.000 euro all’anno e costituirla e mantenerla ti costa molto meno di 3.000 euro all’anno. 

Proviamo quindi a fare questo ragionamento: conviene aprire un’impresa familiare? 

Riepiloghiamo un attimo i vantaggi dell’impresa familiare. 

Prima di tutto c’è da dire che un collaboratore familiare costa meno di un dipendente, appunto perché l’INPS artigiani e commercianti costa meno della gestione dipendenti, e già quello è un risparmio secco.

Un altro grande vantaggio è la ripartizione di reddito tra imprenditore e collaboratori, che quindi fa abbassare la percentuale media di IRPEF da pagare.

In più, un altro grande vantaggio, è che c’è questa flessibilità nella ripartizione della quota ai collaboratori. Cioè si può decidere ogni anno in sede di dichiarazione dei redditi, con già l’importo reddito definito, come ripartire i redditi tra imprenditore e collaboratori. 

Poi, un altro vantaggio che c’è da dire è che per esempio, rispetto alle forme societarie Snc, Sas e Srl, l’impresa familiare essendo di fatto una ditta individuale non paga l’IRAP, mentre tutte le società la pagano. 

Infine ultimo vantaggio è che ha bassissimi costi di gestione. I costi della contabilità di fatto sono quelli della ditta individuale, al massimo magari il commercialista può addebitarti un pochino di più, per fare una dichiarazione in più del collaboratore.

E questi erano i vantaggi.

Veniamo adesso agli svantaggi dell’impresa familiare. 

Per prima cosa posso attribuire massimo il 49% del reddito ai collaboratori familiari, e quindi quello è uno svantaggio perché, soprattutto se ho più collaboratori, avrei convenienza di ripartire per esempio al 33%-33%-33%.

Questo non posso farlo, però se c’è solo un collaboratore questo tutto sommato non è un grosso limite.

Un altro svantaggio è che i familiari devono comunque pagare i minimali dei contributi INPS.

Infatti non può esistere un collaboratore familiare che non paga l’INPS, mentre nelle società posso avere benissimo i soci non lavoranti che non pagano l’INPS.

Poi, un altro svantaggio è che non è utilizzabile per le attività professionali cosiddette “protette”, come avvocato, notaio, medico e così via. In questi casi l’impresa familiare è esclusa.

Infine, ultimo degli svantaggi è che non è possibile erogare cedolini amministratore, quindi niente componenti esentasse. 

Il cedolino amministratore, il compenso amministratore, è un’arma importante di pianificazione fiscale perché consente di avere degli importi che sono esenti da tasse, che sono i rimborsi e diversi altri vantaggi. Con l’impresa familiare questo non è possibile. 

Quindi quando conviene realmente l’impresa familiare?

Fiscalmente di fatto è come se fosse una Sas con dei pro (non paga l’IRAP, e può decidere a fine anno come ripartire le quote), ma anche dei contro (minimo 51% all’imprenditore, tutti pagano l’INPS e non è possibile utilizzare i componenti esentasse dei cedolini amministratore).

Quindi l’impresa familiare conviene solo in rari casi, ossia quando oltre all’imprenditore un solo familiare lavora nell’impresa, in modo da ripartire le quote al 51% e 49%.

Inoltre non devono esserci altri familiari senza redditi, altrimenti converrebbe la Sas in modo da poter attribuire quote che non pagano l’INPS, e non bisogna superare i 28.000 euro di reddito a testa, altrimenti converrebbe la Srl. 

Può essere utile la flessibilità dell’attribuzione dei redditi a fine anno perché magari imprenditore e collaboratori hanno redditi saltuari e ogni anno a fine anno può convenire cambiare le quote.

Veniamo adesso alle conclusioni.

L’impresa familiare è una delle opzioni della pianificazione fiscale ma raramente conviene perché, anche se ti fa risparmiare rispetto alla ditta individuale, ci sono comunque altre forme che ti fanno risparmiare di più.

 

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Noi ci vediamo nei prossimi video.

Claudio Cerutti

Dottore Commercialista

Fondatore di Numerium: Numeri e tasse spiegati in modo semplice